“Siamo quello che mangiamo”. La nota affermazione coniata nel 1800 dal filosofo tedesco Ludwig Feuerbach è molto più di una semplice citazione. Tutti noi siamo infatti il risultato di ciò che ingeriamo. Anche la biochimica conferma che il nostro organismo costruisce se stesso utilizzando le sostanze, le molecole, degli alimenti. Essi diventando “parte di noi”, agendo sul nostro benessere fisico, mentale ed emozionale.
In questa ottica la stessa parola “dieta” (dal greco δίαιτα, dìaita: stile di vita) acquista un significato diverso. Diventa uno strumento essenziale per raggiungere il “benessere”, nel senso più ampio del termine, nonché una vera e propria terapia contro patologie metaboliche e contro la maggior parte delle malattie croniche. E anche l’espressione “mettersi a dieta” perde il suo retrogusto di sacrificio, deprivazione, e assume altri significati. Nuovi sapori.
Per chi vuole modificare la propria dieta, ad esempio per perdere peso, la maggiore resistenza è quella psicologica. Quante volte ci siamo messi a dieta con entusiasmo, ricominciando poi a mangiare troppo e in modo squilibrato? Perché succede questo? Per fame vera oppure per stress, ansia, rabbia, mancanza di affetto, solitudine o noia?
Stare in forma vuol dire soprattutto stare bene mentalmente. Il nostro stato d’animo influenza fortemente le nostre scelte su come, quanto e cosa mangiamo. Perciò la dieta non è un semplice programma alimentare o una riduzione calorica, spesso squilibrata. La dieta è, prima di tutto, un percorso mentale.
E’ importante capire che possiamo ridurre il cibo, la nostra “droga del benessere”, solo se diamo al nostro corpo qualcosa di altrettanto gratificante in cambio. L’obiettivo di un regime alimentare dimagrante, dunque, non deve essere focalizzato solo sulla “trasformazione esterna” ma deve andare di pari passo con una “trasformazione interna”, alla ricerca di nuovi piaceri, che possano sostituire il cibo come alimento per la mente.
Un nuovo regime alimentare si deve anche adeguare a condizioni individuali e famigliari, come per esempio orari di lavoro, esigenze e gusti personali… deve diventare una nuova “normalità” da integrare nella routine quotidiana. Perché lo scopo non è solo raggiungere un obbiettivo, ma anche e soprattutto mantenere i risultati nel tempo.